Racconti dal laboratorio
25 agosto 2022

Le persone sono il cuore pulsante di ogni attività: niente di più vero. I volontari della Fondazione Lene Thun sono l’anima e il volto della nostra Onlus, coloro che ogni giorno donano loro stessi per fare del bene a chi ha bisogno. I loro racconti sono come fiumi di emozioni: a volte ci fanno sorridere, altre commuovere. Dopo aver fatto una chiacchierata con Angela, che ci ha parlato del suo primo giorno di laboratorio e di un’amicizia speciale nata proprio durante le ore di modellazione dell’argilla, oggi vi presentiamo Bruna, volontaria dal 2015 all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e alla Casa di Leo.   

Incontro del destino 

Sono entrata a far parte della Fondazione Lene Thun a ottobre 2015 nel primo gruppo di volontarie di Bergamo. Sono un’affezionata cliente Thun e un giorno ho ricevuto una mail dal mio negozio di fiducia in cui si diceva che erano alla ricerca di volontari. Mi sono detta: “Perché no? Proviamo!”. Era un periodo molto particolare per me e ho pensato di concentrare le energie su qualcosa di diverso e positivo. Con quest’anno sono 7 anni di volontariato e devo dire che, nonostante all’inizio fossi titubante, mi sono subito dovuta ricredere: in ospedale erano tutti contenti della nostra presenza. Ricorderò sempre una bambina che mi chiese se quella che avevamo organizzato fosse una scuola: “Se è così dimmelo che mi iscrivo subito!”. Per me fu una grande gioia.  

Legami

In tutti questi anni non mi è mai capitato di conoscere bambini che facessero i capricci. A volte capita che gli adolescenti abbiano qualche battibecco con i genitori, ma è normale. Sono ambienti difficili e avevo paura di non reggere l’impatto. Ma una volta che si è lì, a contatto con questi incredibili bambini e ragazzi, non si fa nemmeno più caso ai tubicini e alle flebo: i laboratori diventano un’occasione per raccontarsi e ascoltare, è davvero bellissimo.   

Felicità grande quanto un dinosauro

Un giorno ho conosciuto un bambino che aveva appena concluso degli esami. Mi ha chiesto di poter modellare qualcosa ma non aveva idee. Sua mamma era lì con lui e, vista l’incertezza, ha proposto al figlio di fare un vaso. “Ma un vaso è da mamme!” gli ho detto dopo aver visto il suo sguardo non proprio entusiasta. Così gli ho proposto di realizzare un dinosauro, nonostante dicesse che non ce l’avrebbe fatta. “Non farcela non esiste” gli ho sussurrato. Come per magia, dopo poche ore, è venuto fuori un dinosauro grande, meraviglioso, a cui ha lavorato anche la mamma. Alla fine era felicissimo, non credeva ai suoi occhi. 

Crescere insieme

Ogni laboratorio è per me un’occasione di crescita: apprendo qualcosa di nuovo ogni volta grazie ai ceramisti, agli altri volontari, ai genitori e ai bambini. A marzo del 2021 ho conosciuto una famiglia meravigliosa che partecipava ai laboratori ogni settimana. Purtroppo il figlio non ce l’ha fatta, ma hanno continuato a modellare l’argilla anche a casa per i mesi successivi. Per i genitori era essenziale portare avanti l’attività insieme alle altre figlie. Ricordo che una volta, poco prima di lasciarci, il bambino ha lavorato insieme alla mamma e al papà ed era contentissimo. È rimasto nel cuore di tutte noi, con quel suo carattere così luminoso e vivace. Ai genitori abbiamo poi consegnato tutte le opere create dal bimbo, così che potessero rivivere quei pomeriggi insieme e conservare dei ricordi preziosi. 
 

Vorresti entrare anche tu a far parte del team di volontari insieme a Bruna e portare gioia ai bimbi dell’ospedale della tua città? Compila il form qui.