I volontari della Fondazione Lene Thun sono le colonne portanti della nostra Onlus, coloro che ogni giorno donano serenità e svago ai bambini delle oncoematologie pediatriche e alle loro famiglie. Nella prima puntata della rubrica abbiamo raccontato l’esperienza di Francesca (qui l’intervista completa), volontaria all’Istituto dei Tumori di Milano, per cui i laboratori di ceramico-terapia sono stati un amore a prima vista.
Oggi invece conosciamo insieme Angela, volontaria di San Giovanni Rotondo che, fin dal suo ingresso nella nostra grande famiglia, avvenuto ad agosto 2021, ha partecipato ai laboratori digitali, portando il suo sorriso a tanti bambini in tutta Italia.
Mettersi a disposizione degli altri.
“Per me il volontariato non è una cosa nuova: faccio parte di un’associazione di San Giovanni Rotondo che si occupa di ospitare i genitori e i bambini che fanno la chemio. Tramite la mia amica, che purtroppo ha perso il suo bambino, io e mia figlia abbiamo deciso di aderire al progetto. Ed è stata proprio mia figlia che, un giorno, per caso, è venuta a conoscenza della Fondazione Lene Thun. Dopo un’iniziale titubanza per via dell’attività manuale, ho accettato: è bello mettersi a disposizione degli altri. Mi sono detta: se posso fare qualcosa in più, la faccio volentieri”.
La magia dell’argilla non conosce barriere.
“La modellazione della ceramica inizialmente è stata difficile, ma piano piano ho cominciato a cavarmela. Per via della pandemia finora ho potuto partecipare solo ai laboratori digitali che, fin da subito, hanno fatto la differenza: sono stati e sono tuttora importantissimi per tutti. Ad ogni collegamento si vede chiaramente la gioia nei volti dei bambini e devo dire che anche le mamme sono molto soddisfatte: quell’oretta insieme rappresenta per loro un attimo prezioso di spensieratezza”.
Il primo giorno.
“Ricordo bene il primo giorno di laboratorio, ero parecchio agitata. Io e la ceramista ci siamo collegate con una bimba di cinque anni che desiderava fare Biancaneve: ci ha messo un po’ in difficoltà, ma alla fine il lavoretto è riuscito bene. La bambina era contenta, glielo si leggeva negli occhi, e anche noi siamo state molto orgogliose per essere riuscite a realizzare il suo desiderio”.
Sogni che prendono forma.
“Prima di cominciare un laboratorio sono sempre entusiasta, ma anche molto emozionata. Non si sa chi parteciperà, non si conoscono le situazioni che vivono i ragazzi. Una volta che comincia il collegamento e li vedi, però, si percepisce subito la gioia nei loro occhi: la soddisfazione che provano nell’essere riusciti a realizzare con l’argilla ciò che volevano non ha prezzo. È bello vederli contenti, trasmette una sensazione di tranquillità e, il fatto che di settimana in settimana ci aspettino, mi riempie il cuore di felicità”.
Amicizie speciali.
“Ricordo con particolare emozione un laboratorio fatto insieme a Thomas, un bambino di 8 anni. Era la prima volta che partecipavo a un laboratorio da sola, senza ceramista, e per lui era in assoluto il primo laboratorio. Avevo un po’ di timore, non sapevo se sarei stata all’altezza, ma è stata un’esperienza a dir poco fantastica, tanto che alla fine mi ha confessato di vedere in me una cara amica”.